


Fa' visita a chi vuoi: tanto sono tutti matti... non poi evitare d'andare in mezzo ai matti, qui sono tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta, devi esserlo altrimenti non saresti qui!
[Vi ricordate quel video/spot dei levi's con sottofondo mr bombastic... sto tipo me la ricorda, sarà perchè nel 95 vedendo sto spot mii veniva duro?]
Stasera mi viene da piangere. Non fraintendetemi, non sono triste. Sono nostalgico. Certo, non nel modo - intendendo per modalità il motivo – in cui una certa persona si aspetta che io mi arrenda alla nostalgia. Ho nostalgia per il me stesso dei tempi andati (st’espressione fa molto Scrooge).
Stasera ho preso i miei 3 tomi di Protagonisti e testi della filosofia testi liceali di filosofia, e all’interno un foglietto:
Io sono qui, adesso, sono in viaggio, ti guardo, ma sembra che tu non abbia un viso ( traduzione per i posteri: è di spalle).
Dormire: sognare, sognarti, poterti amare, almeno in sogno; possederti, sentire che tu sei in mio possesso. Ed allora datemi un cuscino! Voglio invaderti. Rubarti l’aria! Se la vuoi viene a prendertela tra le mie labbra. Ma, se solo in sogno posso essere aria per te, ti prego di non considerarmi, ti prego di rimanere così come ti guardo (distante). Io potrò avere sempre il mio cuscino.
Credo fosse del 2006.
La cosa particolare è che 1) questa cosa l’ho scritta nel pullman che mi portava a casa dopo il liceo, mentre guardavo un ragazzo di spalle, Raffaele e 2) all’epoca ero molto romantico, tragico, forse infantile, ma producevo. Scrivevo, creavo, e credo anche abbastanza bene. Che che se ne dica, nonostante il mio continuo pensare alla morte, ero molto speranzoso. Sono sempre stato un ossimoro vivente. Così come adesso, alla mania della morte, mi si attribuisce la mania del sesso; una maschera, un contrasto ancora maggiore, poiché non solo non lo pratico ma ne ho anche paura. Paura come un ragazzetto. Paura della vita. Eppure ho assaggiato lati piacevoli della vita. Ecco, io tendo a volere solo il lato piacevole di tutto. Non voglio fare amicizia con i ragazzi, mi mette a disagio. I turbamenti li evito, i rischi, le emozioni forti potrebbero svegliarmi dal mio piacevole dormi-veglia, ed io non voglio alzarmi. Sono un vecchio. Tanto mi ha cambiato il mondo? direbbe Celestina a Parmeno.
Non lo so.
So soltanto che cose nella mia vita son cambiate in meglio, in primo luogo le amicizie, l’università, il mio rapporto con la famiglia. D’altro canto sento che ci sono situazioni irrisolte. Periodi neri che tornano ciclicamente.
Sono lo stesso Pasquale che scrive:
Ecco, adesso arriva – sospirò. Non riuscivano a rassicurarlo altre poche ore. Il letto erano carboni ardenti e chiodi arroventati e lui diventava insofferentemente di fuoco. Si agitava. Più si agitava e più si incazzava. Presa una decisione, si sedé sul letto e cerco le pantofole. Non riusciva a trovarle. Scalzo, coi piedi che lasciavano dietro, oltre le orme, il rumore, attraversato il corridoio, entrò in cucina. Tastando ogni cosa sotto la luce lunare del primo mattino, in cerca di un bicchiere e dell’acqua, accese per sbaglio la luce del giardino. Due bicchiere non erano sufficienti a calmarlo e indirizzò il bagno. Accendendo la luce chiuse la porta e alzò la tavoletta, facendo pipì accuratamente intorno per non fare rumore. Voltandosi verso lo specchio, si aggiustò i capelli con la mano e non riuscendoci, lasciò perdere: si sentiva di voler spaccare lo specchio con un pugno, di farsi uscire molto sangue, tutto da guardar scorrere.
Si levò la maglia e via anche i pantaloni e i boxer, entrato nella doccia aprì il rubinetto. Faceva freddo, era autunno, era la fine di settembre. Fuori, le folate di vento, tutt’altro che timide, si facevano sentire nelle case, dalle persone, le quali, semi-dormienti, venivano turbate dai rumori provocati dai loro giochi.
Luca li sentiva, nonostante lo scoscio tintinnante della doccia. Sentiva di avere ogni arto e ogni membro del suo corpo invaso dalla siccità e cosparso di secca cenere. L’acqua fredda lo dissetò e tornato in sé miscelò l’acqua affinché fosse calda abbastanza per continuare a sentire i suoi pensieri.
Asciugato appena, si arrotolò un asciugamano alla vita e uscito dal bagno rientrò in cucina, dove accese la tv, abbassandone il volume. Alzò lo sguardo alla sua destra verso l’orologio: quasi le 5 di mattina.
“Luca, quando non riesci a dormire, fai qualcosa, qualunque cosa: una camomilla, guardati la televisione, leggi un libro, gioca al computer, basta che non fai tanto rumore! quante volte te lo devo dire?!”, lo sgridò il fratello, Giacomo e poi aggiunse: “Non puoi svegliarmi tutti i santi giorni così! Dannazione, io ho un lavoro! E se vado a lavorare lo faccio anche per te! Capisco che, sia un momento, lo è anche per me! Ma io devo essere riposato!”, così disse, sbadigliò e sparì nel buio della casa, della stanza attigua a dormire.
Luca guardò fuori, attraverso la finestra e trovò la città ancora in fase off, il cielo buio, ancora silenzio. Fissava fuori, ma non si riusciva ad acquetare. La sua foga aumentò e vestendosi di una tuta prese le chiavi di casa, si avvicinò alla porta, guardò fuggitivo una foto, incorniciata da ferro battuto e vetri colorati, una foto di famiglia, su di uno scoglio, in una sorta di agitazione per un’onda alle spalle, ne guardò con più foga un’altra, in cornice di legno, dei suoi genitori in bianco e nero, di quando ancora si amavano, intenti in un bacio, di quando ancora erano vivi, si riprese ed uscì sbattendosi dietro la porta.
Inizio di Vaghe Parole, 02,01,’05.
...o sono cambiato?









Se una cosa ho imparato questa settimana, e dico se, è che il troppo storpia. Prendete me, per esempio, il mio eccesso di ciccia mi storpia, il mio eccesso di ormoni/testosteroni mi rende un pervertito effeminato, l’eccesso di paranoie e complessi mi rende un disadattato e l’eccesso di studio e di esami mi ha reso quanto mai demente ed insicuro delle mie capacità, stanco ad oltranza e incapace di comporre le più semplici frasi in italiano, in spagnolo ed in inglese ed in istrada (questa è per carola… come hai detto che si chiama quest’operazione prostatica?)
[Giovanni Anselmo, Senza Titolo, 1967, granito, filo di rame, lattuga]
Lunedì 06. 10.2008.: ore 07:35…
A Napoli mi incammino verso la viuzza del mercato del pesce. Fa freschetto, che bello è arrivato l’autunno. Però sudo un po’, come al mio solito essere un pinguino sotto il sole.
A Giusso c’è folla davanti al portone. Lo sapevo, è troppo presto, ancora devono aprire. Ma no, la porta è aperta. Scusa devo entrare.
Non si entra oggi, non si fanno esami, lezioni e nessuna festa inaugurale di anno accademico… L’università è occupata.
Occupata davvero?
Sì. Ne dovrete parlare con i vostri professori.
Una manna dal cielo, proprio come quando ero al liceo. Veramente sembrava d’essere al liceo, giacché ho visto 2 visi conosciuti, un certo Armando? Ed il fratello di un ex-compagno di classe del liceo. La protesta è buona e s’ha da fare (si scriverà così?). Ma non quando ho scoperto che gli esami venivano spostati in altre sedi… ma che senso ha? Che protesta è?
In ogni caso socializzo e campeggio e conforto altre/i sventurate/i: chi aveva estetica, chi storia dell’arte moderna, chi geografia, insomma eravamo in 8-9 esami.
Naturalmente non si occupa una sede universitaria senza mettere chansons degli anni 60… e quindi Bob dylan (my love), Janis Joplin (my love), il cielo è sempre più blu and all that jazz…
Intanto ad uno a uno si veniva informati dello spostamento esami in altri sedi, giorni ed orari. Solo la nostra prof, che alle 10 e qualcosa si è ripresentata per informarci sul da farsi, ha protestato anch’ella per la Gelmini-Tremonti ed ha deciso di posticipare verso la fine della settimana, perché ciò che è successo oggi, non è un ingorgo, o un guasto, è un problema serio, che va affrontato! Grande professoressa De vivo, non la dimenticherò. Già la vedevo con la bandiera a protestare tra le vie di Napoli con il seguito.
Torno a casa e intalleo. Ce la posso fare. Domani inglese. 6 unit, 42 domande, io ne ho fatte 7-8? Quante ne rimangono da fare? Allora facciamo così, 3 unit ora e tre oggi pomeriggio. Ma nel pomeriggio ero ancora alla 2°. Cazzo, ce la debbo fare. In serata tra chiamate isteriche e Nip/Tuck, Californication, mi trovo fato le units 1,2, 5, 6… la 3 e la 4 le faccio domani e ripeto anche la 5 e la 6. Notte.
[ the city of our teacher]
Martedì 07.10.2008.: ore 08:05 alla stazione.
Alle 08:45 mentre io e Miriam aggiorniamo le nostre vite e la nostra preparazione, arrivano verso e 50 Ilaria e carola. Impossibile imparare altro. Siamo fottuti. Alle 9 e qualcosa è l’ora dei lettori e cazzo abbiamo l’abilità di essere primi anche in questa situazione. Carola prima, io secondo, Miriam terza e le tematiche sono rispettivamente: il viaggio, il rischio, il viaggio... Carola sene esce sconfitta ed abbattuta, ma prende 26. Io vado male, decisamente, mi chiede i diari, il viaggio, le stagioni,insomma non ci siamo e la stronza della Ippolito mi dice che mi riteneva migliore quando frequentavo le sue lezioni, il mio inglese era migliore e non si dice emotive guy, si dice emotional… per quel che ne so io, si può dire sia nell’uno che nell’altro modo.
Quanto hai preso allo scritto?
Si plas plas (22)
Te lo confermo.
(Bitch!)
Naturalmente dobbiamo move on da duomo a giusso ed io con il groppo in gola aspetto Miriam e ci incamminiamo, io stizzito, lei sollevata, perché a lei è andata meglio. A Duomo c’è da aspettare. Io mi sono quedado en blanco (cioè tabula rasa) ed ora non riesco a capire come farò a fare un esame con 22 allo scritto e 22 all’orale. Al diavolo, me ne vado. Carola che ripete, Ilaria che ne sa più di tutti, Miriam che pure lei sa e che mi consiglia di tornarmene a casa. Carola fa l’esame tra un oby-wan-kenoby e un accampamento stile profughi con giusso che straborda di gente quasi come l’anno scorso a giugno.
Tocca a me. Allora...
discourse markers… che fortuna, sti cazzi di cosi nessuno se li ricorda bene, allora dimmi genre… sì, bene, oggi sono fortunato, perché non mi chiede anche la 4° unit? Argomento a piacere, ho capito sono proprio andato male.
Ti vorrei mettere 25, ma con i voti allo scritto e con la lettrice , ti metto 22.
22???????? I, I want to rebut, please.
In Britain as in America you couldn’t rebut, here in Italy you can, but you shouldn’t.
(Well, that’s my business, ok?)
Trauma. In trauma. Ho pensato per tutto il giorno a come ho potuto pendere un voto così basso quando delle capre prendono 25 o 26. Carola e Ilaria e Miriam hanno cercato di tirarmi su e addirittura quest'ultima mi ha fatto da terapista. Nel pomeriggio mi sono accinto a fare gli articoli, lo raro e imágenes. Non mi sento preparato al massimo sul libro di civiltà, ma a 00:10 chiudo tutto e buonanotte.
Mercoledì 08.10.2008.: ore 08:05 alla stazione.
[Giulio Paolini, Lo spazio, 1965]
A duomo, incontro Manuela, la gran Elena di Tro*a, compro il dvd di La promessa dell’assassino e sopra incontro Valeria la rouge. Parliamo, amichevolmente, è decisamene cambiata e mi spiace per i suoi esami che non sono andati come voleva. Alle 9 ci fanno accomodare in un’aula da dove poi ci spostiamo 222 --> 221. Alle 9 e 45 arriva la prima lettrice. E dire che l’appello era alle 9. In ogni caso sta tizia rossa, l’argentina, la Forino o come cazzo si chiama, mi chiede gli articoli e fin qua tutto bene, ma fa un collegamento tra los girasoles ciegos, pellicola che tratta del dopoguerra civile spagnolo con Franco, che, avevo intenzione di ripetere una volta tornato a posto, mi quedo (si legge chedo) di nuovo en blanco, ma poi mi riavvio e continuo.
Allora hai sbagliato qualche passato e inventato qualche parola ma… quanto hai avuto allo scritto?
27.
Veinteocho, te estàs bien, vale?
...vale.
A casa chiamo Carola, 30 e lode con Scarpa. Parliamo un po’ e poi mi metto a fa arte. Faccio un bel po’ ma non quanto vorrei. Vado a dormire sconsolato e afflitto e stanco alle 11 e mezza.
[Los Girasoles ciegos de José Luis Cuerda]
Giovedì 09.10.2008.: ore 08:07 alla stazione.
Arrivo a Giusso tutto sudato, 4° piano, c’è una ragazza. Parliamo. L’appello sta alle 9. Alle 8:45 non si vede nessuno. Andiamo in cerca di aula e prof e una massa di esaminandi. Ma niente. Un avviso , che notiamo verso le 9 meno 5, ci avverte che è a duomo l’esame. Scarpinando scarpinando arriviamo a duomo e una matassa di ragazzi (37) è pronta a fa l’esame, tranne me. La prof ci divide in 2 gruppi. Io capito nel primo, ultimo del 1° giorno.
Non lo voglio fare. Chiamo Miriam in preda all’ansia carolesca. Invece torno sopra e vedo gli esami. Se il gruppo della mattina va bene( 15 minuti al massimo a testa e 1 bel po’ di 30), nel pomeriggio si rovescia la situazione (un bel po’ di arte povera, pochi 30 e 1 ora ciascuno). Io, che adempio la carica di professore che spiega a ragazze che non sanno un cazzo, mi rallegro e mi risollevo. È estenuante però. Non mangio da stamani. Sono stanco. Ho sonno. Non voglio fare l’esame.
[Jannis Kounellis, Senza titolo, 1969, rete metallica e lana]
Gli ultimi 5.
Ragazzi, sono a corto di domande, ma non di attenzione.
La situazione si rovescia ulteriormente. Ed io divento ultimo.
Mi siedo. Mi chiedo cosa voglio dire. Il mo si profila come un esame critico, nel senso che non sto lì a dir la pappardella. La prof ne è felice e vedo che si rianima dopo l’assopimento-stanchezza dei precedenti esami. Insomma, prima mi dice che il tempo a nostra disposizione è finito, poi che sa che io vorrei continuare a parlare, mi mette 30 e ci aggiunge e lode. Ed io svengo quasi. Sono emozionatissimo, mi tremano le mani.
Non svanisca! Si faccia vedere, pure al Madre.
Prendo tutto e scappo a prendere il treno. Mi chiama Miriam, mia madre, poi Carola. Mi stendo sul letto, mangio il gatêu o come si chiama, e inizio a leggere la lega degli straordinari gentlemen. In serata vedo una puntata di heroes e Grey’s anatomy 5x1 , che mi ha agitato un po’ e mi ha fatto pensare alla qualità di questa serie. Ho visionato i vari bogs e sono andato a dormir all’01:45. Notte.
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[Pablo Picasso y Ruiz, Les damoiselles d'Avignon, 1907]
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da notare come è bella la mia piccolina... che sta sempre sui letti, che ha un amore smisurato per i tessuti, i plaid, le coperte i cuscini, che fa le fusa e che sebbene abbia passato momenti stancanti ha saputo tirarmi u di morale anche solo con uno sguardo e una leccata...