Più volte mi è stato suggerito di non scrivere post pseudo - analitici, in cui io indagavo su me stesso e sui miei umori, i miei cambiamenti e via discorrendo. Ma ieri ho capito che vi è una ragione dietro tutto ciò, dietro cioè al mio domandarmi. Avevo accompagnato Chiara in via dei Tribunali a comprarsi un panino, e le dico: “A volte, penso di dovermi mettere a dieta, dimagrire, fare tanti muscoli e fottere, andare a fottere un sacco.”
Di qui, una discussione, la mia parte romantica è alla frutta e non riesco a vedermi in una storia “seria”, romantica, amorosa; tutto mi sa di sdolcinato e vomitevole. Ne ho un rigetto. Troppe storie “d’amore” mi gravitano intorno e sempre più ne sento l’insofferenza, non l’invidia. Tutto mi appare infantile, stucchevole e non capisco il perché. Perché ora non sono più romantico, ma cinico? Cosa è cambiato? Riflettevo su questo, sul fatto che non scrivo più poesie, sul fatto che non ho fatto spostamenti di mobili o di cose in casa, preannunciando la primavera, ho un diverso rapporto con i miei genitori – pessimo, sprezzante – inveisco contro di loro e li faccio a volte come la merda. Cosa c’è che non va più in me? Perché mi sento rotto all’interno? È stata la morte di mia nonna, un anno esatto oggi, o l’occupazione del 22 ottobre dell’anno scorso, o cosa? Se questo vuol dire crescere, mi voglio rifugiare anche io nell’isola che non c’è.
Proprio stasera sono particolarmente giù. Ma non è altro che un momento. Non differisco molto da una persona che non pensa tenendosi occupata e il momento in cui pensa si abbatte.


