vendredi 23 janvier 2009

Fix me...


Lo so. Sto diventando troppo melodrammatico... così succede quando ci si lascia andare a periodi in cui nei singoli giorni magari va bene, ridi, studi, bevi, ti diverti, fai amicizie nuove e ti apri, ma nel complesso non è chissà che, non ti senti soddisfatto e passano settimane, giorni ed ore e tu non hai granché da dire se non banalità ed osservazioni triviali. Eppure questa settimana, a causa di Jean-Pierre, ho squarciato il velo ed ho avuto un’epifania.

J.P.: Ma secondo me tu non sei proprio gay...

Io: Non crederai come mio padre che io abbia paura della vagina?

J.P.: ...una specie...

Ed ha fatto uno sguardo: -.-, come per dire “se la provi non la lasci più (la figa, naturalmente)". Ed io ho pensato a tutta una serie di cose, di come sarebbe stato facile essere etero; ma non lo sono. E poi il giorno seguente sono arrivato al punto, che qui però non chiarirò. Dico solo di aver pensato che possa centrare una scena di un film nella questione omosessualità; la scena in questione, vista da piccino, rappresentava 2 adulti consenzienti, uomo donna, nell’atto di simulare un rapporto sessuale, allorché la donna – puttanella – prende da sopra il comodino un coltello, una lama o chissà che, e recide il membro maschile... fossi diventato gay per colpa di questo coglione di regista?


Let's talk


Are you lost or incomplete?
Do you feel like a puzzle?
You can't find your missing piece
Tell me how do you feel?
Well I feel like they're talking in a language I don't speak
And they're talking it to me



lundi 12 janvier 2009

҉ ♫♪♫ ╣ J'y suis jamais allé ╠ ♫♪♫ ҉



È domenica, sono le 23:41. Sono a casa, come al solito. E avrei anche voglia di scrivere, di leggere, di applicarmi col francese, ma no; non voglio fare nulla di tutto ciò. Se potessi vorrei mettere su la versione di
Vonda Shepard di Tell him e ballare a mo’ di Uma Thurman in Pulp fiction, con un bicchiere di JD’s in una mano e puntando gli occhi verso qualcuno, che sia mio. Aspetto solo che mio padre, il quale sta nella camera attigua, sul letto, a guardare la televisione, si addormenti, per trovare la canzone all’interno di Arci (il mio notebook) e cercare di sciogliermi un po’. Well, well, well... è iniziato il 2009, da ben 12 giorni, fra poco. E mi sento stordito. Più vado avanti, più non capisco, chi io sia, sia stato e chi sarò. Io sono quel tipo che scriveva poesiole stupide e noiose o pagine banali e mal scritte, credendosi un talento in erba? Sono io quello che non riesce ad allacciare contatti con i suoi simili? Mi chiedo se io stia sbagliando tutto. Se questo porto sicuro sia poi così sicuro o se mi stia facendo più male dell’impatto con i flutti e gli scogli. Vorrei poter credere in qualcosa, ma l’unica cosa in cui credo è alla finzione dei miei occhi, e così con le canzoni di Emmy the Great, di Amy MacDonald, Dido e Georges Brassens cerco quella nenia che mi cullerà fino al rimbambimento per tutta la prossima settimana. In queste feste ho capito di essere in bilico tra l’essere quasi adulto e l’essere ragazzo. Ho scoperto che alle volte le voglie sessuali vanno controllate, e che ci si può controllare... che non mi salti più in testa di intrufolarmi nel bagno quando c’è già qualcuno, per fame di sesso orale. Non che io l’abbia fatto, però ci ho pensato a lungo. Queste sono birichinate che da adolescente mi potevo permettere, perché si è giovani, ma è parecchio squallido a 21 anni e se non lo si fa al proprio ragazzo. Così l’anno nuovo si è aperto con le pippe mentali e con un vento nuovo, un vento che sapeva di Yann Tiersen, di cambiamento, di magia, di amicizia forse di speranza. Perciò ora aspetto il cambiamento, anche se so che il cambiamento dipende da me. Ognuno ha i suoi tempi; io sono lento. E quanto mi colpisce vedere su facebook la cotta del quinto anno di liceo a mare, con il suo customino attillato sul davanti, i muscoli in bella mostra e la faccia da schiaffi di chi ha e ottiene tutto dalla vita. Per quello e per l’evidente mancanza di contenuto nel customino aderente lo defenestro da cotta del quinto anno. Ben gli sta.